Archivio | dicembre, 2009

Scusate se m’indigno per lo scudo fiscale

31 Dic

Siamo proprio un Paese “alla frutta”! E’ anni che i nostri governi promettono “mai più condoni” e poi ogni tanto ne tirano fuori uno dal cilindro per fare cassa. Non si capisce perchè i cittadini evasori debbano credere che in futuro non ci saranno più “opportunità”.

Si può discutere all’infinito se lo scudo fiscale abbia avvantaggiato o meno la malavita organizzata, i corrotti, i mafiosi. Di certo ha beffato gli onesti!

Proviamo a chiederci perché mentre paesi come gli Stati Uniti, la Germania e la Francia, danno la caccia agli evasori a colpi di intelligence, noi li gratifichiamo a suon di regali.

Fine dello sfogo e inizio dell’analisi razionale, che lascio ad un interessante articolo apparso su “Noise from Amerika”, il sito degli economisti italiani dall’altra parte dell’oceano. Buona lettura e buon anno.

Emission Zero: “Rossa come una sposa”

28 Dic

In realtà non è proprio rossa (colore vietato nel Paese dal ’94, anno della discesa in campo dell’Unto) ma è un rosa-aranciato “albicocca”.

Ho voluto intitolare in questo modo il post perchè “Rosso come una sposa” è il titolo di un bellissimo romanzo di Anilda Ibrahimi che racconta la storia di una famiglia albanese e proprio un squadra di lavoratori del “Paese delle aquile” ha realizzato il cappotto nuovo della nostra casa.

Hanno lavorato per la ditta Coverd, con impegno e attenzione per giorni, finendo talvolta anche con il buio, cercando sempre di conciliare sempre i diversi interessi in campo: quelli del loro datore di lavoro e quelli della committenza, con il loro, che era quello di finire presto e bene.

Ci sono riusciti e ne sono particolarmente soddisfatto. Per questo li volevo ringraziare con questo post. Non deve essere facile lavorare lontani da casa, circondati dai pregiudizi (qualcuno è arrivato a dirmi che siccome da me lavoravano degli albanesi di li a qualche mese avrei ricevuto la visita dei ladri), faticando e pagando le pensioni di gente che in gran parte si è dimenticata di essere stata un popolo di emigranti, prima nelle Americhe e poi nelle miniere di Belgio, Francia e Germania.

Grazie gente albanese, ora anche la mia casa, dopo la mia libreria è “Rossa come una sposa”.

Camél, Barchèta e Galera!

24 Dic

Un video che condensa il meglio dell’assessore Piergianni Prosperini, assicurato alle patrie galere per presunte tangenti per 230 mial euro!

AUGURI ALLA “CIRANO”

20 Dic

Quest’anno a casa di Cirano abbiamo pensato ad un Natale tradizionale. Abbiamo dunque allestito un “Presepio vivente”

ed un “Albero morente”

Entrambi sono stati preparati da Elena e, ogni opera d’artista che si rispetti, ha bisogno di essere spiegata da un critico. Questo lo faccio io.

L’installazione denominata “Presepio vivente” trae spunto dalla sempre maggiore attenzione che viene prestata agli animali domestici, che vanno assumendo un ruolo centrale nella vita degli italiani, nell’opera il tasso di denatalità del Paese viene rappresentato dall’unico elemento “non vivente”, il bambolotto dai tratti somatici occidentali.

L’opera “Albero morente” invece ritrae una pianta di caffè, giunta in Italia ancora piccina,  non più alta di un palmo, clandestinamente dal Congo. Me l’hanno portata Dona e Marino, volontari in terra d’Africa. Si è ridotta così perché, a causa dei lavori in corso, l’ho lasciata fuori al freddo troppo a lungo, ma a me piace pensare che sia stata ridotta in queste condizioni dalla gelida inospitalità di noi italiani nei confronti dei migranti. Niente paura, si riprenderà!

Emission zero: settimana del colore

16 Dic

In fondo basta un po’ di colore a rallegrare l’esistenza! Ebbene si il grigiore dell’intonaco steso sul cappotto di sughero sta cedendo spazio ad un brillante color albicocca, in due tonalità più scura e più chiara. Ci piace molto! Solo Elena è un po critica, a lei piacciono le tonalità più decise e avrebbe optato solo per la tonalità scura.

Comunque se volete dare un’occhiata ai colori ve li mostro in anteprima ancora mezzi coperto da impalcature e “contaminati” da detriti di ogni genere.

Come vedrete meglio fra qualche giorno il corpo della casa è stato giocato sulle due tonalità di albicocca, riservando sul davanti la tonalità più scura al corpo centrale, mentre sul retro abbiamo fatto esattamente il contrario; più scuri i lati mentre il “triangolo” rientrato centrale più chiaro. Il porticato interno che conduce all’ingresso è stato tenuto più chiaro per dare più luce e i soffitti bianchi anche in questo caso per favorire la luminosità e restituire con un illusione ottica i centimetri “rubati” dal rivestimento in sughero.

BEEEEP!!

12 Dic

Succede talvolta quando si fanno dei lavori di intralciare qualcuno. Si cerca di esse d’impaccio il meno possibile ma è inevitabile. In questi casi non ci si può che scusare e togliersi di mezzo al più presto.

Alcuni lavori però si protraggono più a lungo di altri, un esempio per tutti quelli dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria, eterno cantiere che dura da decenni e la cui conclusione, inizialmente prevista per il 2003, è stata spostata al 2008 e poi al 2013. In casi come questo cartelli del tipo: “Il tempo che perdete non è mai tempo perso” sanno un po’ di presa per il culo!

Anche io col mio cantiere sono d’intralcio. Intralcio sulla strada perchè io e Rossana posteggiamo le nostre macchine che tenevamo in garage ma che ora è occupato da mille attrezzature e mercanzie. Ma soprattutto sono d’intralcio le varie imprese che si susseguono nei lavori: muratore, cappottista, idraulico, elettricista, falegname, di solito brevi soste per il carico e lo scarico, ma talvolta vere e proprie emergenze.

Come quando un paio di mesi fa un improvviso temporale stava per portarsi via la copertura del tetto ancora in costruzione. Allora i muratori, intervenuti di corsa, avevano lasciato il furgone sulla stradina d’accesso che ho in comune con il confinante e si erano arrampicati sul ponteggio e stavano armeggiando con i teloni come provetti velisti durante una burrasca. Li raggiunge di li a poco una telefonata del vicino che li ricopre di improperi per aver costretto la moglie e la figlia ad abbandonare l’auto sul vialetto facendo qualche decina di metri a piedi e bagnandosi tutte.

L’uscita in quel caso è stata talmente “sopra le righe” che erano poi seguite le scuse con il muratore per l’esternazione “eccessiva”. Ma da allora è iniziata la guerra preventiva del BEEEEP!! Ogni volta che, malauguratamente, i miei vicini trovano sul loro passaggio un mezzo di cantiere non attendono nemmeno un secondo, prima ancora di frenare BEEEEP! Suonano!

Io non ci faccio nemmeno più caso, sono abituato ad una convivenza improntata alle istruzioni di Virgilio nel Canto III, verso 51 dell’inferno, ma gli artigiani del cantiere, tutti indistintamente, rimangono colpiti da queste intemperanze.

Sembra impossibile che solo qualche anno fa quando il mio vicino ha costruito la sua casa a fianco alla mia siamo dovuti stare per mesi con l’auto in strada, il vialetto era stato rimosso per gli scavi e al suo posto era subentrata una palude melmosa di fango e sassi, buona solo per pascolare gli alligatori. E’ proprio vero che la memoria corta è l’epidemia nazionale, altro che la suina!!!

Penso che per Natale regalerò ai miei vicini una bottiglia di amaro al carciofo, contro il logorio della vita moderna!

Basket over 40 in un paese che non vogliamo perdere

8 Dic

“Bergania” è il nome di un posto che non esiste,  proprio per questo ci piace pensare che sia il posto ideale. Bergania è un nome inventato dalla contrazione di due città, Bergamo e Verbania, un moderno sincretismo cestistico.  Gli amici della palla a spicchi del “Bergania” sono stati impegnati nel fine settimana a Bazzano (Bologna) in un torneo del circuito di basket over 40.

Partiti sabato raggiungiamo Bazzano alla spicciolata ma giusto in tempo per riunirsi a mettere i piedi sotto il tavolo nell’antica Osteria del Rivellino dell’amico Rolando detto “Rollo” che milita nella locale squadra che sarà nostra avversaria. E’ così che tra un paio di primi emiliani ed una sontuosa grigliata invece di fare il “terzo tempo” come nel Rugby noi ci esercitiamo nel “primo tempo” con coltello e forchetta. Ringrazio della splendida ospitalità offertaci a prezzo politico, diventato ancor più oneroso per il nostro oste per il fatto di aver caricato sul prezzo fisso anche qualche birra e un giro di grappe  non previste dagli accordi iniziali!

Bazzano è città slow, un grazioso borgo che si distende ai piedi del suo castello, anche se l’edificio più noto è certamente la chiesa di Santa Giusta. A noi, giunti sul posto per la pallacanestro ha colpito più di tutti il palazzetto, in legno, pulito e ben tenuto, con una dedica che lo intitola ad una coraggiosa vittima della mafia “Peppino Impastato”. Ci colpisce perché, nel momento in cui in provincia di Bergamo, a Ponteranica, si mette in pratica una sorta di revisionismo nordista cambiando il nome ad una biblioteca intitolata ad una vittima di mafia, a Bazzano, nel  Palazzetto,  oltre alla targa vengono esposti, dietro gli spalti dei cartelloni per ricordare a tutti il coraggio di Peppino Impastato.

Le partite iniziano con il nostro grido di battaglia “Ta ède bé” (un autoironico “Ti vedo bene!”), in stretto (per alcuni più o meno) dialetto bergamasco, quasi a dimostrare che le “radici” sono cosa ben diversa dalle barriere.

La prima partita è contro Milano e “i nostri” hanno molti motivi per essere fiduciosi: vengono da una striscia positiva di quattro gare, anche il campionato di prima divisione della bergamasca vede la componente orobica del team in testa alla classifica con quattro vittorie su quattro partite , la squadra si è rafforzata con l’innesto di Alessandro (un glorioso passato in casa “Fulgor” che ora milita in serie A2). Eppure contro una pimpante Milano 3 siamo sotto per gran parte del match, riusciamo a prevalere solo nei supplementari sprecando energie che avremmo pagato a caro prezzo nella seconda partita della giornata.

Alle 14,30 dunque niente da fare contro la nostra “Bestia nera” (sarà questione di colore della maglia?) Bologna Bazzano primi due quarti disastrosi, assolutamente non compensabili dai secondi due giocati punto a punto. Coach Angelo non è contento ma la prende con filosofia e soprattutto, dal momento che abita in provincia di Cremona, non ce lo troviamo in palestra in settimana ad ordinarci “suicidi” punitivi.

E’  ora di passare in rassegna le “attenuanti generiche”:

  1. i bagordi serali e per alcuni notturni
  2. le assenze importanti
  3. la fatica di due partite di seguito aggravata dell’età.

Per chi scrive è doveroso citare a parziale scusante dell’opaca prestazione i lavori in casa che mi vedono partecipare in qualità di uomo di fatica alla ristrutturazione energetica dell’edificio, minando il funzionamento della “macchina da tre”.

EPILOGO: brusco ritorno dal Paese ideale al Paese reale.

Non ho potuto stare con la squadra fino alla fine, dovendo rientrare subito per seguire i lavori domani mattina presto. Ho preso un primo treno da Bologna, un superbo “freccia rossa” con tutti i comfort, 39 € per percorrere 180 km, un’ora  tra Milano e Bologna. Velocità inutile perchè ho dovuto aspettare un’altra ora in stazione centrale per spendere 5,40 € per percorrere in una carrozza sporca, senza riscaldamento e a tratti anche senza luce, in circa un’ora e trenta i 96 km che separano Milano da Verbania! Le schizofrenie del Paese in cui ci dibattiamo tutti i giorni.

Altri post sul basket over 40 e dintorni:

TOMPOMA 2

3 Dic

Si chiama “TOMPOMA”, più che un prodotto ad alta tecnologia e design è un percorso: come trasformare un “sfiga”, prima in un’idea, poi in un business.

La somiglianza è poca anche se la parentela è stretta (così rivelo subito la “marchetta”) nato con un femore più corto, quasi certamente un “regalo” del Talidomide Renato non ha mai considerato il sua handicap un limite, anzi una sfida. I fratelli giocavano a basket? Beh, poteva benissimo a farlo anche lui. In famiglia tutti sciavano? anche lui giù per le discese, prima sulle spalle di papà e poi da solo con due scietti montati sulle stampelle. Non solo per diletto, ma, tanto per esagerare, anche in gara.

Dell’idea, che dapprima aveva preso le sembianze di video che raccontava un’impresa, vi avevo parlato in un precedente post, ora vi parlo del prodotto. Quasi quarant’anni sempre con le stampelle nessuno avrebbe potuto progettare un ausilio più funzionale.  Sono convinto se avessero fatto disegnare il loro “posto di lavoro” agli schiavi legati ai remi delle galere le vele le avrebbero certamente inventate secoli dopo!!!

Renato in questo 2009 ha avuto due figli, uno in carne ed ossa e uno iper tecnologico, per il primo gli auguri glieli ho già fatti (a modo mio, s’intende) per il secondo li faccio adesso: auguri TOMPOMA.