‘FANCULO I CONCORSI …

8 Ott

Riporto una parte dell’articolo di Luigi Olivieri apparso il 7 ottobre sul quotidiano economico on line “La Voce”:

La riforma della pubblica amministrazione prevede la possibilità per gli enti locali di assumere dirigenti a tempo determinato. Non è spoils system all’italiana, ma la possibilità di cooptare nelle amministrazioni esponenti di partito. Aggirando i tentativi di diminuire le cariche politiche. 

DUE DISPOSIZIONI “SOSPETTE”

Sarà un caso, ma mentre si riducono di qualche migliaia le poltrone politiche, per effetto della trasformazione delle province in enti di “secondo grado” e sembra si inizi a fare sul serio sul disboscamento delle società partecipate, da sempre approdo per posti politici di “sottogoverno”, nello stesso tempo aumentano le prospettive di una carriera politica con sbocco non necessariamente elettivo. Una prima chiarissima traccia si ha nel decreto legge del ministro Madia sulla pubblica amministrazione (Dl 90/2014, convertito in legge 114/2014). Il decreto, lungi dall’essere quella riforma “rivoluzionaria” annunciata, contiene due disposizioni utilissime per tracciare una via nuova alle aspirazioni politiche:
– la possibilità, per gli enti locali, di assumere dirigenti cooptati a tempo determinato, senza concorsi, fino alla soglia del 30 per cento delle dotazioni organiche, circa il triplo di quanto previsto nello Stato e di quanto fosse ammesso , fino a poco tempo fa negli stessi enti locali;
– la possibilità di assumere negli staff dei sindaci collaboratori a tempo determinato, retribuendoli come dirigenti, anche se privi della laurea, cioè del requisito per accedere alla qualifica dirigenziale.
Esattamente quello che occorre per garantire uno sbocco a chi si dedica a una vita di partito, ma non riesce ad accedere, poi, alle cariche elettive politiche o a nomine “manageriali” politiche, causa la loro riduzione di numero. Con la riforma della pubblica amministrazione, almeno negli enti locali, esponenti di partito laureati che non riescano a ottenere l’elezione o una nomina nelle partecipate, potranno trovare spazi più ampi per continuare la propria carriera partitica dentro i comuni, per altro garantendo alla forza politica di appartenenza risparmi sui costi, addossati all’ente, e piena fedeltà politica al sindaco che li nomina dirigenti a contratto. L’esponente di partito non laureato può comunque puntare a essere inserito nello staff del sindaco o dell’assessore, contando comunque su uno stipendio dirigenziale e su una gestione del “potere” sia pure per interposta persona. Una parziale mitigazione dell’espansione del ricorso alla dirigenza “cooptata” la riforma Madia l’ha prevista per la dirigenza regionale e la dirigenza professionale, tecnica e amministrativa degli enti e delle aziende del Servizio sanitario nazionale, in quanto la soglia degli incarichi a tempo determinato non dovrà superare il 10 per cento dei posti dirigenziali in organico, contro un’attuale percentuale media del 15 per cento.

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