Orti urbani a Detroit

29 Set

Immaginate se Milano passasse da 1,3 milioni di abitanti a 500 mila, oppure se, per rendere in maniera più calzante l’esempio parlando di due città fondate sull’industria automobilistica, se l’intera conurbazione torinese passasse da circa 1,7 milioni di abitanti a 640 mila in un cinquantennio, con una perdita di popolazione del 24% solo negli ultimi 10 anni.

Provate ad immaginare gli edifici, le fabbriche, le aree verdi, che siete abituati a vedere tutti i giorni in un stato di abbandono e di decadimento. Fate lo sforzo di figurarvi i ritmi della gente abituata ad andare tutte le mattine in fabbrica, in ufficio, che perde la sua cadenza quotidiana e rimane abbandonata nel “vuoto a perdere” di una città industriale ora priva di significato.

Questa è Detroit oggi, o meglio dire ieri, perchè nella città dell’auto per antonomasia negli States è in atto un riscatto che parte proprio dall’agricoltura urbana. Ci racconta Marina Sitrin che è un processo che parte dal basso, senza alcuna organizzazione centrale o supporto politico. Gli orti di Detroit non hanno una strategia, tantomeno un fine commerciale, se non quello di creare “comunità”.

Si potrebbe parlare in qualche misura di un'”utopia del cavolo” ma che riempie il vuoto lasciato dove l’industria, fondata sulla logica della produzione e dell’accumulo ha mostrato tutti i suoi limiti.

Per gli approfondimenti rinvio all’articolo originale pubblicato su comune-info.org.

2 Risposte to “Orti urbani a Detroit”

  1. Anonimo 29 settembre 2015 a 17:48 #

    “Utopia del cavolo” – “Mi piace”

    • Cirano 29 settembre 2015 a 18:06 #

      🙂

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